Bassi livelli di vitamina D nel siero sono stati associati ad un aumentato rischio di cancro alla prostata aggressivo e, tra gli uomini affetti da carcinoma prostatico localizzato, in particolare con la malattia a basso rischio, la vitamina D può servire come un importante biomarker per valutare lo stadio della malattia.
Questo dato risulta importante perché in grado di offrire una guida per pazienti e medici, che può essere considerato come una sorveglianza attiva non invasiva.
Un team di scienziati della Northwestern University di Chicago hanno valutato la relazione tra patologia avversa al momento della prostatectomia radicale ed i lvelli sierologici25-idrossivitamina D (25-OH D). Il team ha eseguito uno studio trasversale effettuato tra il 2009-2014, annidato all’interno di un ampio studio epidemiologico di 1.760 controlli su uomini sani in seguito sottoposti a screening per il cancro alla prostata. In totale, 190 uomini sono stati sottoposti a prostatectomia radicale. L’età media del bacino di screening era 64,0 anni.
Nel gruppo, 87 uomini hanno sofferto di un cancro alla prostata aggressivo. Quelli con cancro aggressivo avevano un livello medio di 22,7 ng / mL di vitamina D, significativamente inferiore al livello normale di oltre 30 ng / mL. Il livello medio di vitamina D a Chicago durante l’inverno è di circa 25 ng / mL. All’analisi multivariata, il controllo per età, siero di antigene prostatico specifico, e anormale esame rettale digitale, siero di 25-OH D inferiori a 30 ng / mL è stata associata ad un aumento probabilità di patologia negativo (odds ratio = 2.64).
Lo studio è stato pubblicato il 22 febbraio 2016, nel Journal of Clinical Oncology. L’articolo della Northwestern University è visibile a questo link.