
Rischio di infarto. Nuovo test può scongiurarlo al 99,6% di accuratezza
23/10/2015Un test che misura il livello di troponina cardiaca nel sangue, rilasciata dalle cellule cardiache danneggiate, potrebbe aiutare i medici ad escludere o anticipare un attacco cardiaco più velocemente.
Il sospetto di sindrome coronarica acuta è la causa più comune di ricovero d’urgenza in ospedale ed è un grande onere per le risorse sanitarie. Una strategia per identificare pazienti a basso rischio in tempi brevi avrebbe dunque grandi vantaggi.
Gli scienziati medici presso l’Università di Edimburgo (Regno Unito) hanno arruolato 6.304 pazienti con sospetta sindrome coronarica acuta in uno studio prospettico. Hanno valutato la soglia della troponina cardiaca in due pool di convalida indipendenti. Il primo pool di validazione comprendeva 1.126 pazienti con sospetta sindrome coronarica acuta e il secondo comprendeva 308 pazienti in un altro centro medico.
Come standard di cura, un saggio di troponina cardiaca I ( tramite ARCHITECTSTAT troponina I test, Abbott ) è stato utilizzato per il processo decisionale clinico, ed il risultato è stato successivamente comunicato ai medici di base dei pazienti. Il test ha un limite di rilevazione di 1.2 ng / L, e un limite superiore di riferimento (99 ° centile) di 34 ng / L negli uomini e 16 ng / L nelle donne.
I ricercatori hanno scoperto che 782 di 4.870 (16%) pazienti nel pool avevano effettivamente un infarto miocardico, con un ulteriore 32 (1%) che si sono ripresentati con la stessa sintomatologia nello stesso ospedale e 75 (2%) di morti cardiache entro 30 giorni. Nei pazienti senza infarto miocardico, le concentrazioni di troponina sono state inferiori a 5 ng / L in 2.311 su 3.799 (61%) pazienti, con un valore predittivo negativo del 99,6% per l’outcome primario. In due pool di convalida indipendenti, le concentrazioni di troponina sono state inferiori di 5 ng / L in 594 su 1.061 (56%) pazienti, con un valore predittivo negativo complessivo del 99,4%. Ad un anno, questi pazienti avevano un minor rischio di infarto miocardico e di morte cardiaca rispetto a quelli con una concentrazione di troponina di 5 ng / L o più.
Gli autori hanno concluso che le concentrazioni di troponina plasmatiche identificate in due terzi dei pazienti a rischio molto basso di eventi cardiaci, avrebbero potuto essere utilizzate per decidere di dimettere i pazienti dall’ospedale. L’attuazione di questo approccio potrebbe ridurre sensibilmente i ricoveri ospedalieri e avere importanti benefici sia per i pazienti e operatori sanitari. Lo studio è stato pubblicato il 7 ottobre 2015, sulla rivista Lancet.